Su questo appartamento di 6 locali a Genova (16149)
APPARTAMENTO RISTRUTTURATO nel cuore di Sampierdarena, a due passi da Via Cantore, ma defilato dal traffico.
Nella tranquilla Via G. B. Carpaneto abbiamo in vendita un appartamento situato al primo piano di un palazzo d'epoca, COMPLETAMENTE RISTRUTTURATO nel 1999, con inserimento dell'ASCENSORE. L'appartamento si compone di INGRESSO, ampio SOGGIORNO con accesso al TERRAZZINO di 9 mq, CAMERA MATRIMONIALE con secondo accesso al terrazzino, corridoio, CUCINA ABITABILE, DUE BAGNI con finestra e SECONDA CAMERA DA LETTO.
La presenza di infissi con vetrocamera e dell'impianto di trattamento aria, garantiscono un buon isolamento acustico nonostante la vicinanza alla ferrovia.
Le spese di gestione ordinaria ammontano a circa 1100€ all'anno ed il riscaldamento è autonomo. Possibilità di posti auto o box in affitto o vendita in zona.
In Via San Bartolomeo del Fossato, nella parte alta, all’altezza della seconda Chiesa “Santa Maria della Vittoria”, abbiamo per te un interessante appartamento di sei vani. Molto luminoso, con vista aperta. Affacciato su due balconi: uno, esposto a ovest sul verde dei giardini sottostanti e l’altro che abbraccia mare e monti esposto a est. Ubicato al 4° e ultimo piano, senza ascensore. Si compone di Ingresso, cucina abitabile, sala da pranzo, due camere da letto, bagno e ripostiglio. La zona è molto tranquilla e servita con supermercati e negozi vari, compresa farmacia, scuole elementari e asilo. Fermata dell’autobus sotto casa. Linea 66 che collega piazza Montano o piazza Dinegro. Un ascensore dell’AMT collega con Via Milano altezza Matitone in 10 minuti… so tutte queste cose perché abito in zona e la apprezzo moltissimo!!!! San Pier d’Arena, così era il nome di questo quartiere, che dopo una riforma toponomastica (1936), divenne ufficialmente Sampierdarena, prende il nome dalla chiesa di San Pietro dell’Arena, oggi nominata Santa Maria della Cella. La denominazione del quartiere deve la sua origine ad una leggenda legata ad un improbabile soggiorno di San Pietro nella nostra città. Si narra che finita la predicazione giornaliera, il santo andò a riposare su quella spiaggia che aveva avuto l’occasione di ammirare al suo approdo a Genova. Svegliatosi da un profondo sonno, scorse alcuni uomini intenti a ritirare le reti. Fu naturale per lui unirsi ed aiutare quei ex colleghi (anche lui prima di essere Apostolo era stato un pescatore) e, in memoria di questo incontro, il luogo venne nominato, appunto, San Pier (Pietro) d’ Arena (sabbia). Può stupire parlare di spiaggia pensando alla “barriera” di cemento che la separa, oggi, dal mare ma, intorno al 1000, questo era un borgo di agricoltori e marinai formatosi a partire dalla “Coscia” e dal “Canto”, due piccoli nuclei di case favorite da una insenatura rocciosa, prominenti sul mare, a fare da bacino. In particolare, il piccolo promontorio della Coscia, alla foce del rio Belvedere, era ideale per l’attracco e le operazioni di carico e scarico delle merci, una cosiddetta “cella maris” come venivano chiamati questi angoli riparati, etimologia da cui nasce un’altra ipotesi per il toponimo del luogo e del monastero. Il costituendo borgo, a partire dal XII secolo, conobbe un periodo di grande ricchezza: la spiaggia in sabbia fine, caso raro nel litorale genovese, e la vicinanza con la Superba (dal 1128 la costa era dominata ad est dal “grande faro” di Genova) favorì, infatti, il piccolo comune che fino al Settecento venne considerato ambitissima residenza estiva per nobili e signori dell’alta società. Fu dalla seconda metà dell’Ottocento che Sampierdarena si impose come uno dei maggiori centri industriali italiani, mentre il suo lido “moriva” definitivamente nel 1927 per fare spazio alle nuove banchine del porto. Quando il mare era ancora il signore incontrastato di questi luoghi, il piccolo villaggio si stringeva attorno ad un semplice sacrario dedicato a Sant’Agostino (che la distruzione del chiostro di Santa Maria della Cella durante un bombardamento del 1880 ha riportato alla luce). L’antico nucleo, come detto raccolto intorno al primitivo complesso religioso, si accrebbe fino a diventare, il 2 febbraio 1131, Comune autonomo, anche se continuava ad essere assoggettato alla potente Genova. L’incremento della popolazione aveva interessato zone sempre più estese di territorio delineando veri e propri quartieri come quello della Coscia, che andava dalla chiesa di Santa Maria della Cella fino ai piedi del colle di San Benigno, sovrapponibile alle odierne via Chiesa e via di Francia; l’area intorno alla chiesa di san Martino era, invece, chiamata il Campaccio (odierno Campasso, da nord-ovest di Certosa al confine con Rivarolo e da Belvedere al Polcevera), così come, sul litorale, poco distante, si estendeva il Canto detto anche “Sciummæa” per il “bulesumme” (agitarsi delle acque) che si creava alla foce del Polcevera, mentre il Mercato (o Ponte o Loggia) andava dal ponte di Cornigliano alla villa Centurione-Carpaneto di piazza Montano e s’inerpicava sino al Belvedere. A questi se ne aggiunsero altri come Palmetta, Castello, San Bartolomeo, Fiumara etc., ad eccezione di Promontorio che veniva considerato pertinenza di Genova poiché il suo territorio arrivava oltre Granarolo. L’amministrazione della “res publica” era, come detto, affidata ai consoli a cui si affiancavano i “Massari” in qualità di consiglieri e un Cancelliere, deputato alla stesura delle delibere, le stesse che un Cintraco “sbandierava” per la città, il giorno dopo, preceduto da squilli di tromba. Per non sfatare, poi, il mito dell’attenzione che i liguri pongono su tutto ciò che è denaro, due Censori vigilavano sulle attività commerciali, verificando pesi e misure, ed avevano, altresì, l’incarico di controllare che gli osti versassero l’oneroso contributo, richiesto per ospitare stranieri in transito. La giustizia, infine, era comminata dal Podestà di Polcevera che provvedeva a fare rispettare sia i divieti, quali quello di schiamazzare in prossimità delle chiese, di giocare d’azzardo o di “taroccare” le merci, sia i doveri come quello di pulire le strade in vicinanza della propria dimora.